E' arrivato il caldo, improvviso ma previsto, torrido e afoso.
L'aria è pesante e umida e ti si appiccica addosso.
Dopo una giornata su e giù dalle scale della metropolitana e dei treni, in mezzo all'olezzo di chi non conosce l'uso del deodorante, a casa, dopo cena, mi spalmo sul divano e boccheggio davanti alla TV.
Non riesco a lavorare a maglia, nemmeno il cotone.
Ma prima che questa pigrizia estiva mi invadesse sono riuscita a finire ben due progetti per l'estate,
il Rachele da uno dei bellissimi modelli di
Emma Fassio, pensato in mohair ma da me lavorato con un cotone beige acquistato l'anno scorso in una delle ultime scorribande allo spaccio Grignasco.
Era un filato senza etichetta, l'ho identificato come un fingering; non mi è piaciuto molto lavorarlo perché l'ho trovato rigido, ma alla fine, una volta lavato, l'effetto indossato non è male.
Il secondo progetto nasce per riutilizzare dieci gomitoli di Eden solid della Madil Yarn, bamboo al 100% che ho recuperato dopo aver disfato lo
Shift of focus. Non era il progetto giusto per il bamboo, addosso cadeva lungo come un cappotto.
Mi hanno fatto notare che un simile filato ha bisogno di una struttura diversa, non top down, ma con qualche cucitura che lo sostenga.
Ma io ooooodio cucire!!
E così ho scelto un progetto con un'unica cucitura nei sotto-manica; per il corpo ho ripreso le maglie e lavorato in tondo.
Ecco il
Green apple Avery.
Un paio sono le modifiche rispetto al modello originale: il modo in cui ho ripreso le maglie per il corpo mentre il progetto prevedeva di lavorare due rettangoli separati da unire; il polsino al quale ho dato una forma "a sbuffo" perché non mi piaceva troppo ampio e un giro di picot all'uncinetto intorno allo scollo, per rifinitura.
Il colore mi pareva un po' forte, ma poi mi è capitato di vedere la vetrina di un negozio di marca, non ricordo quale, nella quale proprio questo verde la faceva da padrone. Quindi, tutto sommato, si può indossare.